Buongiorno lettori,
come state? Che lavoro fate nella vostra vita? Siete
soddisfatti di voi stessi una volta tornati a casa o lavorate solo per
guadagnare la “pagnotta”?
Ho iniziato questo post così perché nell’ ultimo anno ho
pensato spesso alla mia situazione lavorativa/università. Ciò che desidero davvero dalla vita è quello
di poter fare un lavoro con passione, un lavoro che per quanto richieda impegno
e sacrificio venga fatto con vero amore. Alla fine il lavoro occuperà gran
parte del tempo di ognuno di noi e non credo sia giusto ne bello passarlo a fare una cosa
che non piace.
Ma perché vi dico tutto questo?! Perché io mi sono iscritta
all’ università Statale di Milano per diventare infermiera, ma non penso che
sia il lavoro giusto. Durante le varie esperienze di tirocinio mi hanno detto
spesso: “sei troppo empatica”, “sei troppo sensibile”, “sei troppo…”. Insomma,
c’ era sempre qualcosa che non andava bene in me per questo lavoro. “Se vuoi
fare questo mestiere devi cambiare, devi smussarti”, mi dicevano. Ed io pensavo:
“Ma perché devo cambiare io? Non dovrebbe essere il lavoro ad andare bene per
me?!” Vorrei fare un mestiere dove mi dicano ‘Lei è proprio la persona che stavamo
cercando’. Ecco, è così che dovrebbe essere! O sbaglio? Sono troppo
sognatrice?!
E poi essere sensibili è stupendo. Non voglio diventare una
persona senza cuore solo perché devo andare bene per il lavoro. Non voglio e
non accadrà! Punto!
Quest’ anno ho cercato un lavoretto come babysitter perché
ne avevo bisogno soprattutto per staccare da casa e dalla quotidianità, ma
anche perché è un tipo di lavoro che mi piace fare. I bambini mi hanno sempre
adorata, sarà per il mio modo di fare calmo, non saprei.
Mi misi a cercare e casualmente trovai un annuncio
interessante. Mandai il mio curriculum e dopo qualche oretta mi chiamarono per avere
un colloquio conoscitivo il giorno seguente. Pensai: “Perfettooooo! Neanche il
tempo di mandarlo e già mi chiamano”. Così trovo lavoro come tata presso questa
famiglia con due bambini di 8 anni, gemelli. Dopo qualche giorno vengo a sapere
che i bambini avevano subito bullismo a scuola e che se si comportavano in un
certo modo con me era anche dovuto a questo. I genitori mi chiedevano di avere
pazienza e sensibilità per comprendere e gestire la situazione al meglio,
qualità che sono proprie del mio carattere.
Ricordo ancora come si comportavano con me all’ inizio: mi
tenevano fuori dai loro discorsi, non potevo avvicinarmi, c’ era una barriera tra
me e loro, ovviamente a causa della loro scarsa fiducia nei miei confronti, essendo comunque un estranea ed enfatizzata dalla situazione che avevano vissuto. Così, ho fatto fondo a
tutta la pazienza che avevo dentro di me, ho atteso che piano piano si
fidassero, ho aspettato che comprendessero che non avevo intenzione di fargli
del male ma solo aiutarli e sostenerli. E ovviamente la situazione è cambiata:
prima non mi dicevano nulla di come stavano emotivamente, si tenevano le loro
emozioni dentro, mentre adesso sono un libro aperto. Se sono riuscita ad
ottenere certi risultati con dei bimbi “problematici” forse è perché c’ è
qualcosa nella predisposizione del mio carattere che mi permette di
comprenderli, aiutarli e sostenerli in modo naturale. I bambini sono ancora
così puri, vedono il mondo con altri occhi rispetto ad un adulto e se si vuole
comprenderli e capire quello che stanno provando bisogna osservarli
attentamente.
Durante questi mesi sono anche andata in vacanza con loro in
modo da conoscerci meglio e migliorare il rapporto. Un giorno, quando eravamo
in giro, chiesi ad uno dei due bambini come mai quando la mamma gli facesse una
foto lui non sorridesse mai, cioè precisiamo, sorrideva ma non faceva vedere i
denti, sembrava un sorrido trattenuto. Lui mi rispose che non gli piacevano i
suoi denti davanti, troppo grossi e che neanche quelli sotto gli piacevano
perché non erano bianchi bianchi come li avrebbe voluti. Ed io risposi “sai, anche
io quando ero più piccola non sorridevo e anche fino a qualche anno fa facevo
fatica, ma niente e nessuno deve mai toglierti il sorriso. E poi sei cosi bello
con quelle fossette quando sorridi!” Volevo che capisse che era bello così, era
bello anche con i denti un po’ più grossi e non bianchi rispetto a come li avrebbe voluti. Volevo che si volesse bene così
com’ era, perché se me l’ avessero detto a me, tanti anni fa, forse avrei avuto
una vita più facile sotto certi aspetti. Beh, sta di fatto che dopo questa cosa
che gli ho detto ho visto spuntare un bel sorrisone pieno e non più trattenuto
e questa cosa per me è stata una bella soddisfazione. E come diceva Robin Williams
in un bellissimo film:
“Quando curi una malattia, puoi vincere o perdere. Quando ti
prendi cura di una persona, si può solo vincere!” Patch Adams
Perché vi ho detto tutto ciò?!! Perché penso di aver fatto
una marea di errori e scelte sbagliate fino a questo momento della mia vita, ma
alla fine siamo sempre in tempo per dare una svolta, un cambio netto. Già il
solo fatto di accorgersi che certe cose non vanno, è un passo avanti rispetto al
far finta che vada tutto bene.
Io cambierò rotta l’ anno prossimo! ;)
Spero che voi siate felici del lavoro che fate!
Kira